Famiglia

Se i videogame hanno un’anima

Non solo Tamagotchi. Pro e contro i giochi con il computer

di Giampaolo Cerri

Dopo il Tamagotchi (già venduto in 20 milioni di pezzi) i videogames continuano ad essere alla ribalta delle cronache: ossessivi, violenti, vagamente ipnotizzanti. Genitori, psicologi, educatori guardano preoccupati all?impatto delle complesse geometrie elettroniche sulle giovani menti di un?intera generazione. Ma non tutti vedono nero. Luca Toschi, che insegna linguistica informatica all?università di Firenze, invita a non cadere nelle facili (ed inutili) demonizzazioni. ?Il problema è aiutare i bambini e non solo loro a capire l?alfabeto del videogame. Quando il linguaggio sarà chiaro, affinato in senso critico, allora diventeranno soggetti attivi? dice il docente, che da anni con il suo Craiat, Centro di ricerche ed applicazioni dell?informatica all?analisi dei testi, studia il liguaggio ipertestuale.

Osservare, valutare i videogiochi per individuarne le potenzialità positive: i suoni e le immagini potentemente miscelati dalle schede di questi piccoli computer, possono infatti diventare anche formidabili ausili per insegnare ai ragazzi, stimolandone la creatività: ?Invece di snobbarli, la vera cultura venga a sorreggere i videogiochi con i suoi contenuti – dice Toschi -. Il videogioco può guidare i bambini fino al cd-rom ed alle sue infinite potenzialita?. Insomma un SuperMario qualunque accompagnerà i nostri figli sulle autostrade informatiche. Ma con quali requisiti? Toschi, che nel maggio scorso ha radunato psicologi, informatici, pedagogisti e autori di videogiochi in un convegno (?Lezioni di gioco?) a Greve in Chianti (Firenze), ha una sua ricetta: ?Buone immagini, buon rapporto con il contenuto e soprattutto che la possibilità di interagire con la realtà?. Guardiamoci, invece, dagli effetti speciali: ?Uccidono la fantasia, sono frustranti? commenta il professore che insieme al piccolo comune del Chianti fiorentino ed alla locale direzione didattica ha costituito l?Osservatorio e Scuola del Linguaggio elettronico e multimediale (tel. 055-8545210). L?organismo guarda ovviamente al mondo dell?istruzione come interlocutore privilegiato: la sfida ad un utilizzo positivo dei videogiochi passa infatti dalle nostre scuole. Negli Usa pedagogisti ed informatici stanno hanno creato l?edutainment, ovvero la multimedialità al servizio della didattica. L?Oslem si offre, tra l?altro, per sostenere tecnicamente istituti scolastici che desiderino aggiornare e formare i propri insegnanti alla cultura multimediale.

?Censiremo e studieremo i vari prodotti in commercio e, nella nostra rassegna annuale, segnaleremo e premieremo i migliori.? dice Alessandra Anichini, insegnante, una delle fondatrici dell?Osservatorio. Insomma, una sorta di ?marchio di qualità?. D?altra parte: ?Il gioco è la grammatica della fantasia?. Uno slogan della Nintendo? No, Gianni Rodari.

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